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capitoli

Nel  capitolo VI  le riflessioni di Giacco si intrecciano e continuano ad intrecciarsi, come nel capitolo V, ma qui osserviamo il passaggio ad un piano materico scultoreo nel quale pittura e scultura dialogano rendendo le cime le protagoniste.

A seguire i versi di Giancarlo Torroni. 

Celato

brulicante 

nella feconda tenebra

si muove cieco

il primordiale ammasso:

respiro alchemico 

punto di convergenza

immobile viaggio.

 

Pulsa 

nel caldo ventre

della materia informe,

groviglio verminoso

di profumati lacci

vita immortale

di rinnovati abbracci

da cui si sciolse

quell’anima mortale

come da oscura madre

che aggrega e scioglie e indura

e in mille forme appare

e si dilegua ancora

e poi riappare

sotto diversi auspici 

e cieli sempre nuovi e sempre uguali, 

in infinite spinte

di matasse semoventi avvolte

d’elementi aggregati.

 

Pulsa 

in questa figura

il cuore nero

dell’universo

ed è il mio e il tuo dileguare

per un nulla

di tempo eterno,

frequenza minima

sperduta in fondo al cosmo

residuo d’un evento.

 

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