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Manichino

Dalle opere raccolte nel capitolo "Manichino" si evince come l'artista si soffermi ad indagare, in sintesi, sulla persistente lotta tra le impetuose energie antagoniste che dominano la natura umana, esaminando lo stato di tensione che governa ogni Uomo, in costante ricerca di un equilibrio che non potrà mai essere raggiunto,  se non dopo l’eterno ritorno in un tempo immobile ed infinito.

il “manichino” reca in sé il concetto della materialità, della natura fragile e cedevole di ogni individuo; mentre, le figure femminili si fanno messaggere della verità, custodi del segreto della Vita e dell’Universo.

Monica Di Paola, che ha curato una sua mostra personale in occasione del Decennale del Terremoto di L'Aquila 2009-2019, a tal proposito scrive:

"Il manichino è oggetto del quotidiano, soggetto di tanta pittura del Novecento e strumento della Moda, del Design e della scienza applicata.

«Ogni individuo è energia», così Giacco introduce il tema del manichino, presente in molte delle sue opere.

In un primo momento l’attenzione si focalizza sul termine energia,  come ciò che muove il microcosmo dell’uomo e il macrocosmo dell’Universo, fluendo e trasformandosi senza esaurirsi mai, ma il ripetersi del corpo snodabile in legno, in composizioni e ambientazioni differenti , porta poi il pensiero sull’ «ogni».

I soggetti di questi dipinti sono infatti  privi di identità e di attributi che  aiutino ad individuarne il sesso, l’età, lo status sociale. Uniche  eccezioni  Amore e Psiche e  la Pietas.

Quest’ultima ripropone l’iconografia cristiana consolidata con espliciti rimandi a quella vaticana di Michelangelo; eppure proprio nel Cristo-manichino si scorge l’indagine introspettiva dell’arte di Giacco, tra le braccia di una madre fatta di cielo, disegnata e resa plasticamente  solo grazie al mantello rosso.  

Il figlio di Dio non è nemmeno figlio dell’uomo, è un corpo inanimato, privo di vita e di morte. Dio, ci informa l’artista stessa, è dentro ciascuno di noi, a volte però  lo cerchiamo fuori, identificandolo nel destino, che ci muove come burattini o che ci costringe a camminare sospesi come funamboli sulle corde.

L’uomo, e come lui il manichino, porta con sé il peso della propria mortalità, de l’eterno scalare che è la vita nelle sue difficoltà , portandolo a cadere, ad arrampicarsi, a fermarsi e a ripartire. Non vi è necessità di indagare sulle espressioni di un ritratto, sulla gestualità di un corpo umano “in carne ed ossa”. Il percorso della vita, ossia la tensione verso la luce e le continue Metamorfosi a cui il vivere ci sottopone, è comune ad ogni individuo, e all’intero Universo.

Le corde tese, verticali o sospese nel vuoto, sono un’ intuibile  allusione alla difficoltà, alla paura di precipitare, alla tenacia dell’aggrapparsi e alla necessità di concentrarsi per mantenersi in equilibrio.

La fune blu ( colore volutamente scelto per suggerire un cammino nella spiritualità), tesa o allentata,  è metafora, dice ancora Giacco, del concetto di equilibrio, di ponderazione e di scelta. Le funi sono verticali quando bisogna faticare, resistere e insistere; in altre opere sono manovrate da mani enormi, onnipotenti e immanenti, che emergono da un vuoto nero e disarmante, ogni volta che rimandiamo al “fuori da noi” .

L’uomo subisce l’inarrestabile, l’incontrollabile, o è artefice della propria sorte?"

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